La campagna rimborso cip6 a Firenze
La sigla Cip6 deriva da una delibera del Comitato Interministeriale Prezzi, la numero 6 appunto, che nel 1992 recepiva una norma europea di incentivazione alla produzione “verde” di energia da fonti rinnovabili.
In Italia però, unico paese in Europa, fu aggiunta una parolina, “assimilate”, che di fatto apri la strada al finanziamento occulto degli inceneritori.
Da allora questi impianti hanno fatto man bassa degli incentivi andando a raccogliere il 90% dei finanziamenti.
I Cip6 si sono rilevati un tesoro nascosto per i gestori degli inceneritori che hanno visto l’energia elettrica prodotta dai loro impianti pagata tre volte il prezzo di mercato. Un Bengodi che ha fatto incassare, ad esempio all’inceneritore di Brescia, qualcosa come l’astronomica cifra di 450 milioni di euro.
E’ chiaro che tali contributi a favore dell’incenerimento disincentivano la raccolta differenziata.
Le società che gestiscono gli inceneritori non hanno nessuna motivazione per incentivare il riciclo, a loro serve “carburante” per sfamare i loro impianti.
Di fatti la raccolta differenziata a Brescia è ferma ai livelli più bassi d’Italia.
Il 7% di ogni bolletta elettrica viene utilizzato per sostenere i Cip 6, e di fatto i contribuenti hanno finanziato negli anni impianti che hanno bruciato perfino scarti di raffineria e di lavorazioni industriali, oltre che plastica dai rifiuti urbani e molte altre sostanze inquinanti.
Ad oggi solo il 10% di questi soldi è stato veramente investito nelle vere rinnovabili come eolico, solare, idroelettrico.
L’Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea ed è stata condannata.
Alla luce di questo c’è oggi la possibilità di chiedere, sia come aziende che come privati, la restituzione della somma che dal 2001 ad oggi è stata illecitamente utilizzata per altri scopi.
A condurre questa battaglia è l’associazione Diritto al Futuro che sta raccogliendo in tutta Italia le adesioni per poter poi procedere con la richiesta di rimborso.
Dal sito www.dirittoalfuturo.it:
Oltre il 7% dell’importo della bolletta elettrica è utilizzato per strapagare impianti di incenerimento che bruciano scarti di raffineria e di lavorazioni industriali, plastica dai rifiuti urbani e assimilati e molte altre sostanze inquinanti, che contribuiscono all’incremento delle malattie.
L’Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’UE ed è stata condannata. Se sei un utente, privato o aziendale, titolare di un contratto di energia elettrica, puoi chiedere la restituzione della somma che dal 2001 ad oggi è stata illecitamente utilizzata, e pretendere di non pagarla in futuro.
Lo “scandalo” dei CIP6 ha inizio nel 1991, anno nel quale il II Governo Andreotti con la legge del 9 gennaio 1991, n. 10, recante le “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, ribadisce con fermezza il concetto di fonte di energia “assimilata” alle rinnovabili. Quale che sia questa fonte di energia “assimilata”, è presto detto: i rifiuti inceneriti. Si tratta di un incentivo mediante un sovraprezzo del costo dell’energia prodotta da tali forme, comprese quelle assimilate, ovvero gli inceneritori. In pratica in Italia gli investimenti sulle rinnovabili sono scarissimi, e gli inceneritori si prendono anche quel poco che dovrebbe venirgli destinato. Chi paga questo sovraprezzo? Noi contribuenti con il 7% della nostra bolletta elettrica.
Per questo richiediamo il rimborso della parte destinata illegittimamente alle fonti assimilate, che solo per l’anno 2006 corrispondo ad una cifra di 3,5milioni di €.
BREVE STORIA DEI CIP6:
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1991 – Il II Governo Andreotti promuove la Legge 10/91, che ribadisce la definizione di energia “assimilata” alle rinnovabili, avvicinando i rifiuti organici ed inorganici al solare, eolico ed altre fonti;
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1992 – Il Comitato Interministeriale Prezzi formula la delibera CIP6/92, istituendo corrispettivi economici ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili ed “assimilate”: da questo momento, gli inceneritori di rifiuti che producono energia iniziano a ricevere finanziamenti pubblici dallo Stato;
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2001 – La Comunità emana la Direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili: i rifiuti non sono contemplati nella definizione di “energia rinnovabile” e non è presa in considerazione alcuna forma di energia “assimilata” alle rinnovabili;
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2003 – Il II Governo Berlusconi recepisce la Direttiva con il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387, includendo tuttavia i rifiuti tra le fonti energetiche ammesse a beneficiare dei finanziamenti pubblici riservati alle fonti rinnovabili;
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2007 – Durante il II Governo Prodi entra in vigore la Legge Finanziaria 2 Europea 007: i soli soggetti in grado di accedere al conferimento dei CIP6 risultano i titolari di impianti già operativi, mentre per i futuri inceneritori di nuova costruzione non è previsto alcun finanziamento pubblico;
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2009 – Per far fronte all’emergenza rifiuti in Campania, il IV Governo Berlusconi riapre la corsa agli inceneritori, garantendo l’accesso ai CIP6 anche agli impianti non connessi all’emergenza stessa.